Dungeons & Dragons & Philosophers – Il dibattito Sci-Fi

Di Corey Mohler. Pubblicato originariamente il 2 Settembre 2019 in Existentialcomics con titolo “Dungeons & Dragons & Philosophers VIII – The Sci-Fi Debate”.

Tradotto e impaginato da Claudia Pandolfi.

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Donna Haraway è una filosofa femminista, autrice di “Un Manifesto Cyborg“, un saggio che usa la metafora del cyborg come critica alle “politiche identitarie” femministe tradizionali. La Haraway ci chiede di immaginare un cyborg, né macchina né umano, privo di genere, privo di razza e senza genitori. Completamente sradicata dai gruppi sociali storici e tradizionali, la società cyborg è in grado di trascendere le nostre comuni politiche di gruppo per condurre le battaglie dei membri che si riconoscono in una data identità. Il Cyborg non ha alcuna identità concreta.

Quindi, piuttosto che un femminismo che fa le veci delle “donne”, circoscritto a un gruppo di individui con quella identità, è un’ampia coalizione di persone con certe affinità. Come il cyborg, nessun essere umano è semplicemente “una donna”, “un operaio”, “una persona di colore”. Siamo un amalgama di molteplici cose, molte delle quali sono costrutti sociali o scelte arbitrarie della nostra volontà creativa, e lei pensava che le politiche del futuro debbano riflettere la nostra natura “cyborg”.

Thomas Hobbes è noto principalmente per la sua convinzione che avremmo dovuto sottostare ad una sorta di contratto sociale e obbedire alla monarchia per poter formare una società. Edmond Burke era un pensatore reazionario del XVIII secolo che credeva che la società possa essere cambiata solo per piccoli passi. Aristotele rappresenta in qualche modo il polo opposto di una cosa come il Manifesto Cyborg, in quanto pensava che tutto avesse un’essenza essenziale che si esprimesse nella sua forma ideale.